Il Settore Karate, come le altre Arti Marziali, è uno dei Settori Csen più sviluppati, con migliaia di atleti di ogni età e grado.
Ogni anno numerose manifestazioni – che vanno dalle competizioni agli stage, dai corsi di formazione ai seminari di approfondimento – vengono organizzate dal Settore, sia a livello Regionale che Nazionale e Internazionale, con la partecipazione di professionisti e docenti di rilievo, anche di portata internazionale.
Anche il Settore Karate Csen è orientato alla promozione dello sport come momento di crescita con finalità educative e per questo motivo abbraccia una filosofia dell’integrazione che prevede competizioni adatte agli atleti di tutti i livelli.
32° MEMORIAL CIRO BRACCIANTE - LA FESTA DEL KARATE
Seminario Tecnico Wado-Ryu Karate-Do
Il Karate è un’arte marziale che ha origine nell’isola di Okinawa, nell’arcipelago delle Ryu-kyu, la quale aveva mantenuto per molti secoli rapporti commerciali con la provincia cinese di Fukien. Da questa, probabilmente, gli abitanti dell’isola impararono alcune arti marziali cinesi come il Kempo, o Chuan-Fa/Quan Fa («Via del pugno»), nato secondo la tradizione nel monastero di Shaolin, e le importarono nella propria terra, modificandole successivamente secondo i metodi locali.
Nel 1429 Sho Hashi, re di Chuzan, unificò i tre regni di Okinawa: Hokuzan a nord, Chuzan al centro e Nanzan a sud. Poco più tardi, il re Sho Shin, per mantenere la pace, vietò il possesso di armi, che furono raccolte e chiuse in un magazzino del castello di Shuri.
Nel 1600, al bellicoso clan degli Shimazu che governava il feudo di Satsuma nell’isola di Kyushu, fu concesso di occupare le Ryu-kyu: 3.000 samurai compirono l’invasione senza incontrare una valida resistenza. Poiché fu rinnovato il divieto di possedere armi, insieme persino agli utensili di uso quotidiano come bastoni e falcetti, sempre chiusi nei magazzini durante la notte, gli abitanti si dedicarono in segreto allo studio di una forma di autodifesa da usare contro gli invasori. Nacque così la scuola Okinawa-te («mano di Okinawa»), detta anche to-de («mano cinese» [l’ideogramma to caratterizza la dinastia Tang]), che si differenziava in tre stili: Naha-te, sul modello del kung-fu/gongfu della Cina meridionale (shorei-ryu), Shuri-te e Tomari-te, sul modello del kung-fu/gongfu della Cina settentrionale (shorin-ryu). Da precisare che Naha era allora la capitale dell’isola, Shuri la sede del castello reale e Tomari la zona del porto, mentre oggi Shuri e Tomari sono quartieri di Naha.
Il primo Maestro delle Ryu-kyu fu Sakugawa di Shuri (1733-1815), soprannominato “Tode” perché combinò il Kempo, da lui studiato in Cina, con le arti marziali di Okinawa. Suo allievo fu Sokon Matsumura di Shuri (1809-1901), poi divenuto Maestro di Anko Azato (1827-1906), a sua volta Maestro di Funakoshi. Anko Itosu (1832-1916), allievo esterno di Matsumura, grande amico di Azato e anch’egli Maestro di Funakoshi, introdusse il to-de nelle scuole di Okinawa e mise a punto i cinque Kata detti Pinan.
Il primo maestro di Okinawa a recarsi in Giappone fu Choki Motobu di Shuri (1871-1944), straordinario combattente ma purtroppo illetterato, che perciò non ottenne grande successo come insegnante. Fu infatti soltanto con l’arrivo di Funakoshi che il Karate poté diffondersi nel paese del Sol Levante.
Gichin Funakoshi nacque a Shuri (1868-1957). Bambino gracile e introverso, si appassionò alle arti di combattimento molto presto: studiò con Azato, padre di un suo compagno di scuola e Maestro di svariate arti marziali, poi con Itosu, quindi con Matsumura. Era non solo un abile calligrafo, ma conosceva anche i classici cinesi e nel 1888 cominciò ad insegnare in una scuola elementare.
Nel 1921 passò per Okinawa il principe Hirohito, diretto in Europa, e nel castello di Shuri Funakoshi organizzò un’esibizione che fu molto apprezzata. Lasciato l’insegnamento, nella primavera del 1922 Funakoshi venne scelto per eseguire una dimostrazione di Karate alla Scuola Normale Superiore Femminile di Tokyo, ove si stabilì. Nello stesso anno scrisse “Ryu-kyu Kempo: Karate” (Karate significava ancora «mano cinese» e i nomi dei Kata erano quelli originari di Okinawa). Nel 1935 pubblicò “Karate-Do Kyohan”, molti anni dopo tradotto dal Maestro Oshima.
Per la disciplina i primi anni furono difficili, soprattutto sotto l’aspetto economico. Nel 1931 fu ufficialmente riconosciuto dal Butokukai, l’organizzazione imperiale per l’educazione della gioventù. Dopo aver utilizzato un’aula del Meisei Juku (un ostello per studenti di Okinawa nel quartiere Suidobata), per qualche tempo Funakoshi fu ospite nella palestra del Maestro di scherma Hiromichi Nakayama. Nel 1936, grazie al Comitato Nazionale di Sostenitori del Karate, venne costruito il dojo Shotokan («casa delle onde di pino») a Zoshigaya. “Shoto” era lo pseudonimo che Funakoshi usava da giovane nel firmare i suoi poemi cinesi.
Per facilitare la diffusione del Karate in Giappone l’ideogramma “to”, che si leggeva anche “kara” («cinese»), fu cambiato con un altro avente la stessa pronuncia, ma il significato di «vuoto» (sia nel senso di «disarmato», che in riferimento allo stato mentale del praticante, concetto Zen di Mu-Shin). Vennero inoltre cambiati in giapponese i nomi originali delle tecniche e dei Kata, per renderli più comprensibili.
Nel dopoguerra il generale Mac Arthur proibì la pratica delle arti marziali, ritenute l’anima dello spirito militarista nipponico, ma a poco a poco l’interesse per il Karate crebbe anche in Occidente e Funakoshi fu ripetutamente invitato a dare dimostrazioni.
Il Maestro lasciò la direzione dello Shotokan al figlio Yoshitaka, che trasformò profondamente lo stile elaborato dal padre, inserendovi attacchi lunghi e potenti, che facevano uso di nuove tecniche di calci.
Col tempo nacquero dal Karate diverse correnti di pensiero e la disciplina si divise in vari stili, che sono ad oggi lo Shotokan, il Wado, lo Shito e il Goju.
Il Settore Karate Csen Roma propone ogni anno numerosi eventi e competizioni, alcuni dei quali finalizzati all’ammissione al Campionato Nazionale che si tiene ogni anno a novembre.
Appuntamenti fissi su Roma e provincia sono solitamente le tappe del Campionato Regionale, che si affiancano ad altre coppe e Trofei organizzati durante l’anno.
Il Centro Nazionale di Formazione Csen Roma è leader da anni nella formazione degli Istruttori Sportivi ed organizza corsi di formazione di quasi tutte le discipline sportive.
Il Comitato organizza corsi ed esami di graduazione per 1°, 2° e 3° Dan (dal 4° in poi possono essere sostenuti esclusivamente in ambito nazionale), e corsi per la formazione di Allenatori, Istruttori e Maestri.
Al superamento dell’esame di grado viene rilasciato Diploma di Cintura Nera con il grado Dan acquisito, titolo che può essere inserito sul Budo Pass (libretto tecnico che raccoglie lo storico dell’atleta).
Al termine dei corsi di formazione e al superamento dell’esame finale è previsto il rilascio del Diploma di qualifica nazionale, del Tesserino Tecnico e la conseguente iscrizione all’Albo dei Tecnici Nazionale.
Allenatore
Requisiti di accesso:
Il corso per Allenatore ha una durata totale di 40 ore, di cui 22 di parte teorica e 18 di parte pratica, suddivise come di seguito. Al termine, il candidato dovrà sostenere un esame teorico-pratico.
Istruttore
Requisiti di accesso:
Il corso per Istruttore ha una durata totale di 40 ore, di cui 22 di parte teorica e 18 di parte pratica, suddivise come di seguito. Al termine, il candidato dovrà sostenere un esame teorico-pratico.
Maestro
Requisiti di accesso:
Il corso per ottenere la qualifica di Maestro ha una durata totale di 40 ore, di cui 22 di parte teorica e 18 di parte pratica, suddivise come di seguito. Al termine, il candidato dovrà sostenere un esame teorico-pratico.
Ogni anno vengono organizzati in ambito regionale anche i corsi, totalmente gratuiti, per il corpo giudicante, per formare gli Arbitri e i Presidenti di Giuria che verranno poi chiamati a lavorare all’interno delle gare organizzate dal Settore Csen Karate Lazio.
Corso di Formazione ufficiali di Gara e Presidenti di giuria Karate
Per informazioni contattare la segreteria del Comitato